L’evento, realizzato in collaborazione col Festival dei Popoli e promosso dal Quaderno del Cinemareale curato da Pinangelo Marino, inizierà alle 17.30 con la proiezione dei dieci corti diretti da De Seta tra il 1954 e il 1959 e inseriti nel 2008 nella collana multimediale Il Mondo perduto. (La proiezione dei corti è ad ingresso libero).
Tra i dieci documentari brevi, che saranno tutti proposti nella versione restaurata dalla Cineteca di Bologna, l’ultimo, I dimenticati, ha vinto il premio Giglio d’oro del Comune di Firenze alla prima edizione del Festival dei Popoli, nel 1959.

La giornata proseguirà alle 20.30 col cortometraggio d’animazione di Simone Massi Vittorio De Seta, Maestro del cinema, prodotto da Bo Film con MiBACT e ideato dal Quaderno del Cinemareale, presentato in anteprima mondiale alla 73° Mostra del Cinema di Venezia. L’opera è una favola che rievoca i personaggi dei corti de Il Mondo perduto – quei pescatori, contadini, minatori e pastori dell’Italia del Sud degli anni ’50 e ’60 che sono stati i protagonisti dell’esplorazione antropologica del regista palermitano –  creando inoltre dei parallelismi tra questi e i migranti di oggi.

A chiudere la giornata-evento, sarà poi la proiezione di Banditi a Orgosolo, sempre nella versione restaurata dalla Cineteca di Bologna. Per il lungometraggio, vincitore del premio come miglior opera prima a Venezia nel 1961, De Seta utilizzò attori non professionisti. Ambientato tra le rocce della Barbagia, il film racconta la storia del giovane pastore Michele. Accade un furto di bestiame e sebbene Michele sia innocente, è lui che viene accusato: di abigeato e dell’uccisione di un carabiniere. Michele, benché innocente, si dà alla macchia. Rifugiatosi nelle montagne, viene inseguito dai carabinieri e finisce col perdere tutto il suo gregge. Colto dalla disperazione, ruba il gregge ad un altro pastore, trasformandosi così da vittima di una falsa accusa a bandito

In un’epoca in cui i registi in Italia praticavano quasi esclusivamente la postsincronizzazione, Vittorio De Seta, con la scelta di prediligere il suono in presa diretta, fu un innovatore. La sua forte capacità analitica e la ricerca della “teatralità” nella composizione dell’immagine, gli hanno permesso di entrare a pieno titolo tra i principali autori del cinema italiano.