PROGRAMMAZIONE
Les Escargots
di René Laloux, 1966, Francia, 11'
INGRESSO: €6 intero / €5 ridotto
In combinazione con il film successivo
Al centro della vicenda gli affanni di un contadino sfortunato, che non riesce in alcun modo a far crescere la propria lattuga, finché per caso non la annaffia con le proprie lacrime.
PROGRAMMAZIONE
Il pianeta selvaggio [ restaurato in 4K ]
di René Laloux, 1973, Francia, Cecoslovacchia, 72' - v.o. sott. ita
INGRESSO: €6 intero / €5 ridotto
In combinazione con il cortometraggio precedente
Sul pianeta Ygam vivono giganteschi androidi di nome Draag che praticano la meditazione. I loro figli passano la gran parte del tempo in compagnia degli Oms, uomini minuscoli che provengono da un pianeta oramai distrutto e utilizzati dai Draag come animali domestici. Terr, cresciuto e custodito da Tiwa fin dalla sua nascita, intuisce che la saggezza dei giganti viene trasmessa tra di loro attraverso messaggi captati da una specie di cuffia elettronica. Quando Tiwa viene iniziato alla meditazione, Terr fugge impadronendosi di una di queste cuffie.
ORSON WELLES – INGANNI, SOGNI INCOMPIUTI E RIVOLUZIONI DELLO SCHERMO
Rapporto confidenziale
di Orson Welles, 1955, Francia, Spagna e Svizzera, 93′ – v.o. sott. italiano
Ingresso: 6€ intero / 5€ ridotto
Un giovane americano immischiato con traffici loschi diviene testimone di un omicidio. La vittima prima di morire sussurra due nomi: Gregory Arkadin e Sophie. Il giovane scopre che il primo è un ricco uomo d’affari e lo rintraccia. Arkadin lo accoglie nel suo castello e gli affida un lavoro di grande importanza: aiutarlo a riscoprire il suo passato, perso in seguito a un’amnesia.
PROGRAMMAZIONE
Les Escargots
di René Laloux, 1966, Francia, 11'
INGRESSO: €6 intero / €5 ridotto
In combinazione con il film successivo
Al centro della vicenda gli affanni di un contadino sfortunato, che non riesce in alcun modo a far crescere la propria lattuga, finché per caso non la annaffia con le proprie lacrime.
PROGRAMMAZIONE
Il pianeta selvaggio [ restaurato in 4K ]
di René Laloux, 1973, Francia, Cecoslovacchia, 72' - v.o. sott. ita
INGRESSO: €6 intero / €5 ridotto
In combinazione con il cortometraggio precedente
Sul pianeta Ygam vivono giganteschi androidi di nome Draag che praticano la meditazione. I loro figli passano la gran parte del tempo in compagnia degli Oms, uomini minuscoli che provengono da un pianeta oramai distrutto e utilizzati dai Draag come animali domestici. Terr, cresciuto e custodito da Tiwa fin dalla sua nascita, intuisce che la saggezza dei giganti viene trasmessa tra di loro attraverso messaggi captati da una specie di cuffia elettronica. Quando Tiwa viene iniziato alla meditazione, Terr fugge impadronendosi di una di queste cuffie.
66° FESTIVAL DEI POPOLI
The Memory of Butterflies
di Tatiana Fuentes Sadowski, Perù e Portogallo, 2025, 77' - v.o. sott.ita
INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (UNICO POMERIDIANO)
Storia personale e memoria collettiva si intrecciano in un viaggio immersivo nel passato coloniale del Perù. A partire dalle vicende di Omarino e Aredomi, due giovani indigeni che, alla fine dell’Ottocento, furono portati in Europa per essere “civilizzati”, Tatiana Fuentes Sadowski sviluppa un’indagine impietosa sulle brutalità perpetrate ai danni di un’intera popolazione durante il processo estrattivo della gomma nella regione di Putumayo. Materiali d’archivio e filmati in Super 8 in bianco e nero si alternano sullo schermo, costruendo un
racconto ipnotico e stratificato in cui le immagini emergono in tutta la loro forza evocativa, reclamando la memoria di un genocidio dimenticato dalla narrazione della storia ufficiale. (S.E.C.) Un’opera poetica e di straordinaria bellezza visiva, che si muove ai confini “tra passato e presente, tra vivi e morti. [Il film] si propone come mezzo, come esperienza in grado di permettere le trasmissioni tra questi due mondi”.
Alla presenza della regista
66° FESTIVAL DEI POPOLI
Il fantasma che è in me
di Michael Beltrami, Italia e Svizzera, 2025, 100' - v.o. sott. ita
INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (UNICO POMERIDIANO)
Film autobiografico, nel quale il regista racconta se stesso e la sua lotta pluridecennale contro una grave malattia; il rapporto con la famiglia e con il figlio. Ben presto, il film imbocca però un altro sentiero. Il racconto diventa il terreno sul quale si palesa uno scontro tra immagine e verità. Raccontare e raccontarsi, mettersi a nudo, mettere in questione quel velo che nasconde e rivela le tante possibili autorappresentazioni di noi stessi. E’ possibile rivelare i propri segreti? Anche quelli rimasti nascosti per anni, quelli che - una volta rivelati - rischierebbero di modificare l’immagine che gli altri si sono fatti di noi? Il cinema documentario può lacerare questo velo? Il film lavora lungo questo crinale, delicato, pericoloso. Facendo questo, però, dimostra come sia ancora permeato dalla fiducia nel cinema.
Alla presenza del regista
66° FESTIVAL DEI POPOLI
Last Letters from my Grandma
di Olga Lucovnicova, Belgio, Romania, Paesi Bassi e Moldova, 2025, 94' - v.o. sott. ita
INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (UNICO POMERIDIANO)
Nel suo primo lungometraggio, Olga Lucovnicova sceglie di raccontare la diaspora russa con un approccio coraggioso e originale: è una questione di anime, ancor prima che di corpi. Raccogliendo le storie personali e la corrispondenza epistolare di generazioni differenti, la regista compone – come in un romanzo di Tolstoj – il quadro di un Paese irriducibile alla comprensione da parte del mondo non-russofono. Un comune denominatore unisce l'Unione Sovietica alla Russa di Putin: il flusso incessante di retorica patriottica e la manipolazione propagandistica cui viene sottoposta la popolazione. Nella coralità delle testimonianze rivivono lacerazioni antiche e recenti, famiglie spaccate in due dalla guerra (un combattente del Donbass viene chiamato “orco” dalla propria sorella, nazionalista ucraina). Eppure, questo film, mirabile per forma e sostanza, si conclude con un dolente invito alla speranza. Nonostante tutto.
Alla presenza della regista
66° FESTIVAL DEI POPOLI
Piero Pelù – Rumore dentro
di Francesco Fei, Italia, 2025, 82' - v.o. ita
INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto
Ex frontman dei Litfiba, band simbolo del rock italiano dagli anni Ottanta in avanti, Piero Pelù si presenta in una veste vulnerabile, quasi fragile. L’acufene, che perseguita il cantante, da sintomo debilitante diviene condizione deprimente e induce Pelù a fermarsi a riflettere, a
scendere a patti con l'irreversibilità del tempo e con i limiti di un corpo che ha dato tutto alla musica. Non si tratta di un percorso di rinuncia, ma piuttosto di ridefinizione, anche del proprio ruolo nella dimensione collettiva e comunitaria. Il "rumore dentro", da esperienza individuale, si allarga a metafora universale: il segnale costante di un malessere che coinvolge un'epoca intera, assediata da conflitti, incomunicabilità, solitudine. Francesco Fei accompagna questa confessione con uno sguardo sobrio, lontano dal racconto autocelebrativo tipico di tanto cinema del rock, prediligendo la quiete, interrotta dalla partitura, invisibile, dell'acufene. E in questo equilibrio, tra fragilità privata e riflessione universale, tra memoria e presente, risiede la forza del film.
Alla presenza del regista e Piero Pelù
66° FESTIVAL DEI POPOLI
No Mercy
di Isa Willinger, Germania e Austria, 2025, 104' - v.o. sott. ita
INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (UNICO POMERIDIANO)
Da quando la regista ucraina Kira Muratova ha espresso la sua convinzione che le donne realizzino film caratterizzati da una particolare asprezza sia nei temi che nella forma, la cineasta tedesca Isa Willinger ha cominciato a rifletterci sopra, fino a maturare la necessità di confrontarsi con altre colleghe e realizzare un film su questo tema. La consuetudine vuole che “femminile” sia associato a “empatico” e “sensibile”; e se il cinema delle donne fosse invece più crudo ed esplicito di quello realizzato dagli uomini? Analizzando film di varie epoche per tracciare l’evoluzione del rapporto tra cinema e potere, il dibattito si apre a una riflessione corale, frutto di un dialogo intergenerazionale a più voci, con interventi di: Ana Lily Amirpour, Catherine Breillat, Jackie Buet, Margit Czenki, Virginie Despentes, Alice Diop, Valie Export, Nina Menkes, Marzieh Meshkini, Mouly Surya, Céline Sciamma, Joey Soloway, Monika Treut e Apolline Traoré.
Alla presenza della regista
66° FESTIVAL DEI POPOLI
The Ground Beneath Our Feet
di Yrsa Roca Fannberg, Islanda e Polonia, 2025, 82' - v.o. sott.ita
INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (UNICO POMERIDIANO)
Le stagioni si susseguono, fuori dalle finestre della residenza per anziani Grund, di Reykjavik. Le azioni quotidiane dei suoi abitanti quasi centenari si ripetono eseguendo piccoli rituali, ogni giorno un po' piú malfermi e incerti. Affiora l'ironia, le risate che esorcizzano il passare dei giorni. Al ritmo di sentimenti che persistono e di memorie che sfumano, il film ci immerge in una comunità che si confronta con la morte, considerandola un fatto naturale, in controtendenza con la società, che tende invece a rimuoverla. Uno sguardo intriso di tenerezza pervade la trama sensibile delle immagini in 16 mm, in cui i corpi si fanno paesaggi di una vita che scorre tenue, palpita di storie e di desideri, sempre piú fragile. Una costellazione di gesti d'amore scandisce il film, accompagnando il progressivo svanire dei ricordi e delle presenze. Con un movimento leggero, una danza esile, il film ci fa attraversare la tensione rarefatta verso un tempo altro, che sfocia in un sonno, un sogno, un ultimo passaggio.
Alla presenza della regista
66° FESTIVAL DEI POPOLI
Omaggio a Marie Losier
Selezione di cortometraggi di Marie Losier
INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (UNICO POMERIDIANO)
"ELECTRIC STORM" 100 YEARS OF THEREMIN di Marie Losier, Francia, 2020, 5' - v.o. sott.ita
Utilizzato nei brani rock più sulfurei, dai Led Zeppelin o da Jon Spencer Blues Explosion, così come in Pet Sounds dei Beach Boys, il theremin è strumento musicale al contempo fisico e mistico. Ideato nel 1920 da un geniale inventore sovietico, è l’approdo naturale per artisti in cerca di un suono inusuale e imprevedibile, prodotto dalle oscillazioni del corpo, anziché dal tocco del sintetizzatore. Inevitabile che attirasse l’attenzione di Marie Losier, che, per il centenario dalla nascita del theremin, realizza un breve cortometraggio ambientato al CERN di Ginevra e dallo stile inconfondibile. La cifra comica surreale e slapstick, ricorrente nel cinema di Marie Losier, è garantita dalla peculiarità dello strumento, sul quale la regista costruisce inquadrature da astronave kubrickiana, coerenti con lo spirito da retronuevo - futuro collocato in un passato remoto (e pertanto mai nato) - che unisce le bizzarrie di Leon Theremin e quelle di una regista francese trapiantata a New York, molto interessata al lato freak dell’umanità.
ALAN VEGA, JUST A MILLION DREAMS di Marie Losier, Francia, USA, 2013, 16' - v.o. sott.ita
Un quarto d’ora, o poco più, nella vita di Alan Vega è quanto basta a Marie Losier per trasmetterci il senso dell’alterità dell’artista. Irriducibile alla normalità, profondamente segnato da una vita condotta oltre il limite, l’ex voce dei Suicide è come se comunicasse da una località aliena posta sul lato oscuro della Luna, là dove Sun Ra, Captain Beefheart o altri dropout sono soliti cogliere l’ispirazione. Vega si esibisce insieme a moglie e figli, trascorre il Natale insieme a loro, tra un poster di Iggy Pop e una decorazione dell’albero a forma di Elvis. Lo straniamento di Vega in un contesto domestico ricorda quasi il reality The Osbournes, ma depauperato da tutta la componente televisiva mercenaria e sagace, e immerso tra le note immortali del primo e indimenticabile album dei Suicide che, a mezzo secolo dalla sua uscita, rimane dinamite per i benpensanti, oggetto alieno e iconoclasta. “Preferisci i Beatles o i Rolling Stones?”. La risposta di Vega potete immaginarla.
PEACHES GOES BANANAS di Marie Losier, Francia e Belgio, 2024, 73' - v.o. sott.ita
Chiunque abbia vissuto quella stagione speciale della scena canadese agli inizi del terzo millennio, ricorda L’impatto di Peaches sul mondo del pop-rock e dell’arte in generale; ma il taglio che Marie Losier sceglie per raccontare l’estrosa performer è insolito e inatteso, tanto da far dimenticare istantaneamente i molti documentari “classici” a lei dedicati. Tra un cambio di vestiti di scena e una telefonata al compagno, tra il tempo trascorso in compagnia della sorella disabile e i racconti dei e sui genitori, Peaches Goes Bananas rivela il lato intimo e personale di un’artista che ha sempre coperto ogni spazio con l’esuberanza trasgressiva delle sue esibizioni live. Scoprire la Peaches animatrice per bambini, o la sorella compassionevole, produce un’empatia nuova, rafforzata dalla riflessione sulla malinconia della vecchiaia, che rende goffo e inopportuno quel che era pericoloso e urticante. Ma Peaches non se ne dà per inteso, irriducibile alla normalizzazione.
Alla presenza della regista
66° FESTIVAL DEI POPOLI
Better Go Mad in the Wild
di Miro Remo, Rep. Ceca e Slovacchia, 2025, 83' - v.o. sott. ita
INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto
František e Ondřej, gemelli inseparabili, vivono lontani dalla civiltà, immersi nella natura. La loro routine quotidiana, permeata di pace e armonia con l’ambiente circostante, inizia a incrinarsi sotto la pressione delle differenze che ne contraddistinguono attitudini e personalità: il primo desidera ardentemente la libertà, il cambiamento, l’avventura; il secondo agogna la stabilità e si aggrappa alla sicurezza dell’immutabilità. Nei boschi della Šumava boema ha luogo un inusuale dramma di separazione e ricongiungimento. Il regista slovacco Miro Remo cattura l’indistricabilità di un legame fraterno che va ben oltre la specularità gemellare, facendo ricorso a un registro documentario che vira verso il realismo magico: il ritratto di due uomini che sembrano coesistere pacifici in una dimensione tanto sognante quanto straniante cela un senso di dissidenza profonda, radicato in un passato militante che ne ha modellato le esistenze anarchicamente libertarie.
Alla presenza del regista
66° FESTIVAL DEI POPOLI
Spring in Kangiqsualujjuaq
di Marie Zrenner, Germania e Canada, 2025, 80' - v.o. sott. ita
INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (UNICO POMERIDIANO)
Nel cuore dell’Artico canadese, dove il fiume George incontra la baia di Ungava, un piccolo villaggio Inuit resiste alle ferite lasciate da un colonialismo che ne ha profondamente compromesso l’identità. Tre personaggi femminili accompagnano lo spettatore nella scoperta di una cultura ancora intimamente legata ai ritmi della natura; alla caccia e alla pesca come pratiche rituali da tramandare di generazione in generazione; alla ricchezza di una lingua a rischio di estinzione. Alternando immagini di paesaggi mozzafiato a intensi primi piani delle protagoniste, Marie Zrenner dipinge la quotidianità fragile e tenace di un territorio remoto attraverso i gesti, le parole e i silenzi dei suoi abitanti. Un ritratto intimo e delicato che riflette sul valore della memoria, sull’importanza della tradizione e sul futuro di una comunità in lotta per la sopravvivenza.
Alla presenza della regista
66° FESTIVAL DEI POPOLI
White Lies
di Alba Zari, Italia e Belgio, 2025, 99' - v.o. ita
INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (UNICO POMERIDIANO)
Il segreto delle origini di una ragazza venticinquenne, Alba/Dawn, è rinchiuso nella mente di una madre che non riesce a organizzare i propri ricordi e risolvere il rebus. La ragazza tenta di scavare in quel che resta di questa memoria frammentata per compiere un viaggio a ritroso, da Trieste a Bangkok, alla ricerca delle origini della sua famiglia, la nonna Rosa e la madre Ivana, così diverse tra loro, eppure unite da invisibili misteri. Man mano che approfondisce l’indagine autobiografica, Alba rivela gradualmente i contorni di un incubo angosciante, tra rivelazioni sorprendenti e verità indicibili, su una setta “mansoniana” - i Figli di Dio - che sfruttava la fede per circuire e sfruttare i suoi affiliati, in particolare le giovani donne. Al debutto nel lungometraggio, Alba Zari assembla un’opera audace, che elabora il dolore e si confronta con il rischio persistente di assimilare la tragedia, di normalizzarla, fino a non riuscire più a riconoscerla come tale.
Alla presenza della regista
66° FESTIVAL DEI POPOLI
Tavola rotonda Cinema del Reale – DOCUMENTARIO ITALIANO: VERSO LA FINZIONE
INGRESSO LIBERO
Modera: Alma Mileto con Alessandro Cassigoli, Casey Kaufmann, Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis
66° FESTIVAL DEI POPOLI
Post Truth
di Alkan Avcıoğlu, Turchia, 2025, 102' - v.o. sott. ita
INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto
Film-pamphlet? Film-saggio? Esperimento visivo? Di fronte alle immagini di Post Truth lo spettatore rimane nell’indecisione. Una voce over ci introduce al rapporto con le immagini nell’epoca contemporanea. Un rapporto conflittuale e problematico, in cui sembra collassare definitivamente la fiducia che le immagini abbiano un rapporto con la realtà. Scorrono sullo schermo immagini create da IA generative; niente di ciò che vediamo è stato filmato con un dispositivo di ripresa. Cosa stiamo vedendo? Come è possibile fare cinema, il documentario in particolare, se nessuna immagine è correlata al reale? La presenza di immagini esplicitamente artificiali in questo film si rivela essere – è questo il paradosso - l’ultima, estrema, rivoluzione compiuta dal cinema documentario: la rivelazione del mondo come artificio, come messa in scena.
66° FESTIVAL DEI POPOLI
How Deep is Your Love
di Eleanor Mortimer, Gran Bretagna, 2025, 100' - v.o. sott. ita
INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (UNICO POMERIDIANO)
Pur occupando il 71% della superficie terrestre, gran parte degli oceani è ancora inesplorata, così come numerose specie animali che abitano negli abissi restano sconosciute agli uomini. Un affiatato gruppo di biologhe marine si immerge nelle profondità del Pacifico per indagare la sua fauna, misteriosa e suggestiva. Il periodo necessario per studiare, classificare e attribuire un nome alle variopinte creature con cui questi scienziati entrano in contatto è di circa 14 anni, ma un grave pericolo costringe ad accorciare i tempi: attratte dalla possibilità di sfruttare un territorio sconosciuto, le compagnie minerarie minacciano un ecosistema intatto da millenni. Eleanor Mortimer ci conduce alla scoperta di un mondo immerso nell’oscurità in cui pesci dai colori sgargianti e dalle forme bizzarre fluttuano in un’atmosfera sospesa e lontana. Il risultato è un documentario affascinante che celebra la bellezza di un microcosmo fragile e prezioso e ci ricorda l’urgenza di preservare gli oceani e le sue forme di vita.
Alla presenza della regista
66° FESTIVAL DEI POPOLI
D Is For Distance
di Christopher Petit, Emma Matthews, Finlandia, 2025, 88' - v.o. sott. ita
INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (UNICO POMERIDIANO)
Christopher Petit e Emma Matthews raccontano la storia di loro figlio Louis, colpito da una rara forma di epilessia che gli ha procurato la perdita dei ricordi d’infanzia. Il risultato è un’opera che intreccia filmati privati, disegni (realizzati dal ragazzo), materiali d’archivio con le suggestioni del cinema più immaginifico e sperimentale. Il film segue la traiettoria di un viaggio, allo stesso tempo reale e mentale, che vede padre e figlio in movimento tra paesaggi concreti e territori interiori. Lo smarrimento dei genitori davanti all’universo in parte inaccessibile di Louis si stempera nel legame d’amore. Ricorrendo a un montaggio stratificato e suggestivo, D Is for Distance è una meditazione sul potere delle immagini di custodire ciò che la memoria biologica non riesce a trattenere.
Alla presenza dei registi
66° FESTIVAL DEI POPOLI
Nova ’78
di Aaron Brookner, Rodrigo Areias, Portogallo, Gran Bretagna e USA, 2025, 78' - v.o. sott. ita
INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (UNICO POMERIDIANO)
Tra il novembre e il dicembre 1978, al Entermedia Theatre di New York, andò in scena la “Nova Convention”, una celebrazione del genio di William S. Burroughs irriducibile alla normalità, al pari del suo ispiratore. Alla corte dello scrittore di culto accorrono, in qualità di discepoli eccellenti, alcuni dei protagonisti della scena newyorchese: Laurie Anderson, Patti Smith, Allen Ginsberg, Philip Glass e molti altri, tra cui il californiano di adozione Frank Zappa. Ogni artista recupera un aspetto della mirabile inventiva del ‘cattivo maestro’ e lo interpreta secondo il proprio estro, dimostrando come sensibilità molto distanti tra loro traessero ispirazione dall’autore de Il pasto nudo. Le riprese integrali di Howard Brookner, che filmò quelle serate, sono state ritrovate e restaurate tra il 2012 e il 2024 dal nipote Aaron e da Rodrigo Areias, dando vita ad una testimonianza straordinaria, meravigliosamente sottratta alle nebbie del tempo, di anni folli e creativi in cui, per le strade di New York, si cambiava il mondo della musica e delle arti in genere.
66° FESTIVAL DEI POPOLI
Cerimonia di premiazione
INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (In combinazione con il film successivo)
Cerimonia di premiazione del 66° Festival dei Popoli
66° FESTIVAL DEI POPOLI
Uscivamo molto la notte
di Stefano Pistolini, Italia, 2024, 75' - v.o. ita
INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto
All’imbocco degli anni '80, Firenze si trasforma da aristocratica meta di contemplazione turistica a capitale delle culture giovanili. Nascono fenomeni battezzati “Rinascimento Rock” o “Fauna d’Arte” e la città, insonne, diventa un’esplosione di creatività, edonismo, sperimentazione. Com’è cominciato tutto questo? Quale traccia ha lasciato nel tessuto urbano e in coloro che sono arrivati dopo? A farci da guida in questa rievocazione del decennio infuocato del capoluogo toscano c’è Bruno Casini, operatore culturale cruciale nell’alimentare il fermento dell’epoca, e non mancano i principali protagonisti: Piero Pelù, Sandro Lombardi, Federico Fiumani, tra i tanti e le tante. È attraverso il loro racconto e le loro gesta che si articola il film, scandito da un flusso di immagini e di parole, di visioni e di stimoli, nel tentativo di restituire l’energia di quello straordinario fuoco effimero.
Alla presenza del regista e Bruno Casini
66° FESTIVAL DEI POPOLI
Il settimo presidente
di Daniele Ceccarini, Mario Molinari, Italia, 2025, 95' - v.o. ita
INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto
“Non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà”. A trentacinque anni dalla scomparsa di uno dei presidenti della Repubblica più amati, un ritratto rigoroso e affettuoso di Sandro Pertini, dalla formazione come socialista e partigiano, fino alla presidenza della Repubblica. Durante gli anni di piombo dimostrò una capacità unica di rappresentare i sentimenti più profondi di un popolo intero. Il documentario di Dario Ceccarini e Mario Molinari delinea il percorso umano e politico di una figura unica nella storia italiana: sempre attento agli emarginati e agli indifesi, Sandro Pertini ha svolto il proprio ruolo con coraggio, integrità e passione, incarnando i più alti ideali di libertà e antifascismo; un punto di riferimento per intere generazioni. A rendergli omaggio e ricordarlo nel film (con musiche di Nicola Piovani e disegni di Gianluigi Toccafondo) intervengono, tra gli altri: Fausto Bertinotti, Emma Bonino, Luciana Castellina, Furio Colombo, Walter Veltroni.
66° FESTIVAL DEI POPOLI
Tatti, paese di sognatori
di Ruedi Gerber, Italia e Svizzera, 2025, 92' - v.o. ita
INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (UNICO POMERIDIANO)
Nel corso di decenni di globalizzazione, innumerevoli comunità rurali in tutto il mondo si sono ritrovate abbandonate: dal Midwest americano ai villaggi di montagna italiani, luoghi come Tatti rischiano l'estinzione. In questo piccolo borgo della Maremma toscana, gli anziani residenti non hanno avuto la forza di reinventare il loro mondo in declino, fino all’arrivo degli stranieri, come il regista Ruedi Gerber. La sua amicizia con gli ultimi agricoltori locali, i gemelli Marco e Massimo, ha dato il via a una silenziosa rinascita: insieme ad altri nuovi abitanti hanno iniziato a ripristinare i terreni abbandonati, restituendo speranza alla piccola comunità. La rinascita del villaggio trova il suo apice emotivo nella crisi personale di Marco, costretto a fare i conti con radicali trasformazioni, onorando le sue radici e reinventando il suo futuro. Questo film è sia un ritratto intimo che una storia universale di resilienza e mostra come le comunità possano rinascere quando il vecchio e il nuovo uniscono le forze, preservando ciò che merita di essere tramandato, senza il timore di evolversi.
Alla presenza del regista
66° FESTIVAL DEI POPOLI
Sanatorium
di Gar O'Rourke Irlanda e Ucraina, 2025, 90' - v.o. sott. ita
INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (UNICO POMERIDIANO)
Alla periferia di Odessa, Ucraina, sorge il sanatorio Kuyalnyk, un grande edificio degli anni '70 in parte hotel e in parte centro medico. Ogni anno, migliaia di ucraini vi passano l’estate attratti dalla possibilità di rilassarsi accanto al lago salato e dalle proprietà miracolose del fango nero, che si dice curi l’infertilità, le disabilità fisiche e vari altri disturbi. I bombardamenti aerei che rieccheggiano a poca distanza non turbano l’immobilità del luogo né il dipanarsi di una imperturbabile quotidianità. Ideato durante il Covid, il film di debutto del regista irlandese Gal O’Rourke ha preso una nuova piega allo scoppio della guerra: inizialmente verteva su un tempo di pace forzata durante il quale ripensare le proprie vite - e, nell’attesa, gettare i semi per una possibile rigenerazione - con l’invasione russa, l’attenzione si è spostata sul senso di resilienza proprio del luogo e di chi continua ad abitarlo nonostante il pericolo incombente.
66° FESTIVAL DEI POPOLI
Paleontology Lesson
di Sergei Loznitsa, Paesi Bassi, 2025, 12' - v.o. sott. ita
INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (UNICO POMERIDIANO)
Il cinema è in grado di creare, o di svelare, spazi sottratti alle tragedie della contemporaneità. Siamo a Kiev, ma la guerra, questa volta, resta fuori campo. Una scolaresca è in visita al museo di storia naturale. La guida del museo tiene la sua lezione, raccontando l’origine della vita sulla Terra. Le sue parole, lo sguardo dei ragazzi e delle ragazze presenti, i loro interventi, le loro domande innescano una sorta di viaggio nel tempo, in cui il presente schiacciante della guerra rimane in sospeso, come fosse tra parentesi. In pochi minuti Sergei Loznitsa costruisce uno spazio-tempo alternativo e ne dimostra la necessità. Non si tratta di un rifugio, di una distrazione, bensì della possibilità di costruire un pensiero altro, un modo altro di vedere il mondo, ammirandone la complessità e la bellezza. Si tratta di stimolare gli studenti a sviluppare uno sguardo nuovo, in grado di sradicare la guerra.
66° FESTIVAL DEI POPOLI
Checkpoint Zoo
di Joshua Zeman, Ucraina e USA, 2025, 107' - v.o. sott. ita
INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (UNICO POMERIDIANO)
Fin dai primi giorni di guerra tra Russia e Ucraina, Kharkiv, la seconda città del paese, è diventato uno dei principali campi di battaglia. Da una parte l’esercito invasore, dall’altra gli schieramenti di difesa: nel mezzo si trova un rifugio per animali, il Feldman Ecopark. Mentre la guerra infuria e i bombardamenti si intensificano, diventa chiaro che il coraggio e la dedizione del personale non è sufficiente a salvare gli animali, intrappolati all’interno del parco con poche scorte di cibo e di acqua. Con l’aiuto di quattro giovani volontari, i guardiani intraprendono una missione impossibile: sfidare i bombardamenti, evacuare oltre 5.000 animali - tra cui decine di pericolosi predatori - e condurli in salvo. Attingendo ai materiali girati dai protagonisti, Joshua Zeman racconta una storia di compassione, coraggio e sacrificio, mettendo in luce lo spirito indomito di coloro che rifiutano di abbandonare ogni speranza di fronte alle atrocità.
66° FESTIVAL DEI POPOLI
It’s Never Over, Jeff Buckley
di Amy Berg, USA, 2025, 106' - v.o. sott. ita
INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto
La parabola di Jeff Buckley è materia da romanzo. Una storia di predestinazione, a tratti quasi di reincarnazione: un destino ineluttabile. Più Jeff cercava di discostarsi da un padre geniale - figura assente e autodistruttiva - più finiva per assomigliare a quel modello ingombrante, come fosse prigioniero di un sortilegio. Gentile e aperto laddove il padre era scostante, dedito al rock’n’roll (un impossibile mix di Nina Simone e Led Zeppelin) anziché a una forma personale di folk dalle derive astrali, accomunati dalla fine prematura. Ma il film di Amy Berg – già avvezza all’esplorazione di figure tragiche, con Janis: Little Girl Blue – mette in chiaro il suo intento di privilegiare il lato intimo dell’artista e le testimonianze di chi è stato vicino a Jeff nella buona e nella cattiva sorte. Solo conoscendo a fondo l’uomo, sembra dirci Berg, possiamo trovare risposte ai molti quesiti che lo circondano ed elaborare il vuoto lasciato in molte vite.