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Novembre 2025
  • sabato

    01/11/2025

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    02/11/2025

  • lunedì

    03/11/2025

  • martedì

    04/11/2025

  • mercoledì

    05/11/2025

  • giovedì

    06/11/2025

  • venerdì

    07/11/2025


18:00
66° FESTIVAL DEI POPOLI

Sambizanga

di Sarah Maldoror, Angola e Francia, 1972, 98' - v.o. sott.ita

INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto

Sambizanga è il cuore pulsante del cinema di Sarah Maldoror. Ambientato nell’Angola del 1961, segue Maria, una giovane donna che cerca il marito, arrestato dai portoghesi per attività rivoluzionaria. E’ il viaggio della donna attraverso le ingiustizie della dominazione coloniale, ma anche la dignità di chi resiste. Basato su un racconto di José Luandino Vieira e sceneggiato insieme a Mário Pinto de Andrade, il film unisce realismo e poesia, memoria e militanza. Girato con sensibilità quasi documentaria, ma sempre lirica, è il primo lungometraggio africano diretto da una donna: un’opera capitale, che racconta la rivoluzione con occhi femminili, senza retorica, con grazia feroce. Un film necessario, che brucia ancora oggi.


20:30
66° FESTIVAL DEI POPOLI

Inaugurazione

INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (in combinazione con il film successivo)

Inaugurazione del 66° Festival dei Popoli


A seguire
66° FESTIVAL DEI POPOLI

With Hasan in Gaza

di Kamal Aljafari, Germania, Palestina, Francia e Qatar, 2025, 106'- v.o. sott. ita

INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto

Gaza, 2001: una videocamera MiniDV, un viaggio e una ricerca. Kamal Aljafari ritorna ai nastri, girati più di 20 anni fa, poi dimenticati, con l’intento di tracciare una cartografia dell’invisibile, un atlante di ciò che la guerra e il genocidio hanno cancellato. “Sono andato a Gaza 24 anni fa. Questo è il mio primo film, che non ho mai fatto”, dice il regista. In With Hasan in Gaza, ogni inquadratura diventa un documento involontario; ogni voce, una vita che sfugge all’archiviazione. Accompagnato da Hasan, ex compagno di prigione di suo padre, attraversa strade, case, volti ormai scomparsi. Non è un film sull’assenza, ma sulla persistenza: la capacità delle immagini di resistere al tempo, alla distruzione, all’oblio. Gaza non è solo teatro di guerra, ma luogo di una quotidianità interrotta. Senza commenti o pathos, Aljafari lascia che sia lo sguardo a parlare: uno sguardo che custodisce, senza spiegare. Un cinema di memoria viva, che ci richiede una profonda responsabilità e presa di parola.

Alla presenza del regista


15:00
66° FESTIVAL DEI POPOLI

The Long Road to the Director’s Chair

di Vibeke Løkkeberg, Norvegia, 2025, 70' - v.o. sott. ita

INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (UNICO POMERIDIANO)

A chi spetta il posto sulla sedia del regista? Nel 1973 Vibeke Løkkeberg partecipa al First International Women’s Film Seminar di Berlino portando il suo film Abort (1971). Filma dibattiti, interviste e momenti di confronto sulle difficoltà di essere donne nel cinema, tra disparità, marginalità e sessismo. Il materiale, mai montato, resta sepolto per cinquant’anni negli archivi norvegesi, fino al recente ritrovamento di pellicole e tracce sonore. L’opera che ne scaturisce è un affresco potente e necessario, insieme documento storico e manifesto politico. La regista non si limita a ricostruire un progetto interrotto: lo trasforma in un gesto di resistenza, un filo teso tra passato e presente che ci ricorda come la lotta per uno sguardo libero e paritario resta un campo di battaglia ancora aperto.

Alla presenza della regista


16:45
66° FESTIVAL DEI POPOLI

To the West, in Zapata

di David Bim, Spagna e Cuba, 2025, 74' - v.o. sott. ita

INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (UNICO POMERIDIANO)

In una delle regioni più remote di Cuba, Landi sopravvive cacciando coccodrilli a mani nude, mentre Mercedes, la sua compagna, accudisce il figlio Deinis, affetto da autismo. La loro esistenza è scandita da continue separazioni e ricongiungimenti, in una ciclicità che richiama la durezza della natura e che, allo stesso tempo, evoca le ferite di un Paese attraversato dalla pandemia e da forti tensioni sociali. Mentre la voce gracchiante di una radio diffonde l’eco di una rivoluzione ormai lontana, la famiglia resiste alle dure condizioni di vita con gesti minimi e un amore indissolubile. Nel suo primo lungometraggio, il cubano David Bim restituisce con grande intensità la vita di una famiglia di ‘paria della Terra’ grazie all’utilizzo di un bianco e nero essenziale e ad un uso immersivo del suono. Attraverso lunghe sequenze di grande rigore formale, To the West, in Zapata testimonia la forza di chi, seppure in un instabile equilibrio, continua a credere nella forza degli affetti.

Alla presenza del regista


18:30
66° FESTIVAL DEI POPOLI

A Scary Movie

di Sergio Oksman, Spagna e Portogallo, 2025, 72' - v.o. sott. ita

INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (UNICO POMERIDIANO)

Il regista e suo figlio dodicenne trascorrono l’estate a Lisbona, in un hotel deserto. Uno scenario particolare, un’ambientazione da film horror, in cui accadono (o potrebbero accadere) eventi misteriosi, in cui si possono raccontare storie paurose. Ma il figlio non ha paura, e il padre cerca di capire perché. I racconti dei grandi film dell’orrore si accompagnano alle rievocazioni di orrori reali: come la storia di Diogo Alves, il primo serial killer portoghese; oppure stanze di albergo che racchiudono misteri. Con il procedere del film, tra colpi di scena e una sottile ironia, ci rendiamo gradualmente conto che il tema principale è quello del Cinema e della sua capacità di creare luoghi e narrazioni che esistono nella realtà e che sono, al tempo stesso, capaci di rievocare il passato e di trasformarlo in favole sul grande schermo. A Scary Movie è un film che ci porta in uno spazio indistinto, sospeso tra immaginazione e realtà, uno spazio che si rivela essere quello del Cinema: lo spazio della meraviglia.

Alla presenza del regista


21:00
66° FESTIVAL DEI POPOLI

Ai Weiwei’s Turandot

di Maxim Derevianko, Italia e USA, 2025, 78' - v.o sott. ita

INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto

Nel 2018, in occasione del centenario pucciniano, il Teatro dell’Opera di Roma commissionò all’artista visuale Ai Weiwei, al debutto nella regia per la lirica, la messa in scena della Turandot. Il visionario artista cinese accoglie l’invito e intraprende la sfida di attualizzarne i temi, raccontare le sovrastrutture che regolano la società, il potere oppressivo degli oligarchi e la manipolazione delle masse. La produzione prende il via con il fondamentale apporto della coreografa e amica di lunga data Chiang Ching, finché il mondo esterno non irrompe sulla scena, complicando la lavorazione: prima il Covid costringe l’intera troupe a una lunga pausa, poi l’invasione dell’Ucraina spinge quasi all’abbandono Oksana Lyniv, la direttrice dell’orchestra. Noto per le sue opere di denuncia, Ai Weiwei porta anche nella lirica il suo attivismo iconoclasta, riflesso in questo film – girato da un figlio di dissidenti russi – che ruota attorno ai temi del potere dell’arte come forma di resistenza e della libertà di espressione.

Alla presenza del regista


15:00
66° FESTIVAL DEI POPOLI

The Memory of Butterflies

di Tatiana Fuentes Sadowski, Perù e Portogallo, 2025, 77' - v.o. sott.ita

INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (UNICO POMERIDIANO)

Storia personale e memoria collettiva si intrecciano in un viaggio immersivo nel passato coloniale del Perù. A partire dalle vicende di Omarino e Aredomi, due giovani indigeni che, alla fine dell’Ottocento, furono portati in Europa per essere “civilizzati”, Tatiana Fuentes Sadowski sviluppa un’indagine impietosa sulle brutalità perpetrate ai danni di un’intera popolazione durante il processo estrattivo della gomma nella regione di Putumayo. Materiali d’archivio e filmati in Super 8 in bianco e nero si alternano sullo schermo, costruendo un
racconto ipnotico e stratificato in cui le immagini emergono in tutta la loro forza evocativa, reclamando la memoria di un genocidio dimenticato dalla narrazione della storia ufficiale. (S.E.C.) Un’opera poetica e di straordinaria bellezza visiva, che si muove ai confini “tra passato e presente, tra vivi e morti. [Il film] si propone come mezzo, come esperienza in grado di permettere le trasmissioni tra questi due mondi”.

Alla presenza della regista


16:45
66° FESTIVAL DEI POPOLI

Il fantasma che è in me

di Michael Beltrami, Italia e Svizzera, 2025, 100' - v.o. sott. ita

INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (UNICO POMERIDIANO)

Film autobiografico, nel quale il regista racconta se stesso e la sua lotta pluridecennale contro una grave malattia; il rapporto con la famiglia e con il figlio. Ben presto, il film imbocca però un altro sentiero. Il racconto diventa il terreno sul quale si palesa uno scontro tra immagine e verità. Raccontare e raccontarsi, mettersi a nudo, mettere in questione quel velo che nasconde e rivela le tante possibili autorappresentazioni di noi stessi. E’ possibile rivelare i propri segreti? Anche quelli rimasti nascosti per anni, quelli che - una volta rivelati - rischierebbero di modificare l’immagine che gli altri si sono fatti di noi? Il cinema documentario può lacerare questo velo? Il film lavora lungo questo crinale, delicato, pericoloso. Facendo questo, però, dimostra come sia ancora permeato dalla fiducia nel cinema.

Alla presenza del regista


19:00
66° FESTIVAL DEI POPOLI

Last Letters from my Grandma

di Olga Lucovnicova, Belgio, Romania, Paesi Bassi e Moldova, 2025, 94' - v.o. sott. ita

INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (UNICO POMERIDIANO)

Nel suo primo lungometraggio, Olga Lucovnicova sceglie di raccontare la diaspora russa con un approccio coraggioso e originale: è una questione di anime, ancor prima che di corpi. Raccogliendo le storie personali e la corrispondenza epistolare di generazioni differenti, la regista compone – come in un romanzo di Tolstoj – il quadro di un Paese irriducibile alla comprensione da parte del mondo non-russofono. Un comune denominatore unisce l'Unione Sovietica alla Russa di Putin: il flusso incessante di retorica patriottica e la manipolazione propagandistica cui viene sottoposta la popolazione. Nella coralità delle testimonianze rivivono lacerazioni antiche e recenti, famiglie spaccate in due dalla guerra (un combattente del Donbass viene chiamato “orco” dalla propria sorella, nazionalista ucraina). Eppure, questo film, mirabile per forma e sostanza, si conclude con un dolente invito alla speranza. Nonostante tutto.

Alla presenza della regista


21:30
66° FESTIVAL DEI POPOLI

Piero Pelù – Rumore dentro

di Francesco Fei, Italia, 2025, 82' - v.o. ita

INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto

Ex frontman dei Litfiba, band simbolo del rock italiano dagli anni Ottanta in avanti, Piero Pelù si presenta in una veste vulnerabile, quasi fragile. L’acufene, che perseguita il cantante, da sintomo debilitante diviene condizione deprimente e induce Pelù a fermarsi a riflettere, a
scendere a patti con l'irreversibilità del tempo e con i limiti di un corpo che ha dato tutto alla musica. Non si tratta di un percorso di rinuncia, ma piuttosto di ridefinizione, anche del proprio ruolo nella dimensione collettiva e comunitaria. Il "rumore dentro", da esperienza individuale, si allarga a metafora universale: il segnale costante di un malessere che coinvolge un'epoca intera, assediata da conflitti, incomunicabilità, solitudine. Francesco Fei accompagna questa confessione con uno sguardo sobrio, lontano dal racconto autocelebrativo tipico di tanto cinema del rock, prediligendo la quiete, interrotta dalla partitura, invisibile, dell'acufene. E in questo equilibrio, tra fragilità privata e riflessione universale, tra memoria e presente, risiede la forza del film.

Alla presenza del regista e Piero Pelù


15:00
66° FESTIVAL DEI POPOLI

No Mercy

di Isa Willinger, Germania e Austria, 2025, 104' - v.o. sott. ita

INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (UNICO POMERIDIANO)

Da quando la regista ucraina Kira Muratova ha espresso la sua convinzione che le donne realizzino film caratterizzati da una particolare asprezza sia nei temi che nella forma, la cineasta tedesca Isa Willinger ha cominciato a rifletterci sopra, fino a maturare la necessità di confrontarsi con altre colleghe e realizzare un film su questo tema. La consuetudine vuole che “femminile” sia associato a “empatico” e “sensibile”; e se il cinema delle donne fosse invece più crudo ed esplicito di quello realizzato dagli uomini? Analizzando film di varie epoche per tracciare l’evoluzione del rapporto tra cinema e potere, il dibattito si apre a una riflessione corale, frutto di un dialogo intergenerazionale a più voci, con interventi di: Ana Lily Amirpour, Catherine Breillat, Jackie Buet, Margit Czenki, Virginie Despentes, Alice Diop, Valie Export, Nina Menkes, Marzieh Meshkini, Mouly Surya, Céline Sciamma, Joey Soloway, Monika Treut e Apolline Traoré.

Alla presenza della regista 


17:00
66° FESTIVAL DEI POPOLI

The Ground Beneath Our Feet

di Yrsa Roca Fannberg, Islanda e Polonia, 2025, 82' - v.o. sott.ita

INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (UNICO POMERIDIANO)

Le stagioni si susseguono, fuori dalle finestre della residenza per anziani Grund, di Reykjavik. Le azioni quotidiane dei suoi abitanti quasi centenari si ripetono eseguendo piccoli rituali, ogni giorno un po' piú malfermi e incerti. Affiora l'ironia, le risate che esorcizzano il passare dei giorni. Al ritmo di sentimenti che persistono e di memorie che sfumano, il film ci immerge in una comunità che si confronta con la morte, considerandola un fatto naturale, in controtendenza con la società, che tende invece a rimuoverla. Uno sguardo intriso di tenerezza pervade la trama sensibile delle immagini in 16 mm, in cui i corpi si fanno paesaggi di una vita che scorre tenue, palpita di storie e di desideri, sempre piú fragile. Una costellazione di gesti d'amore scandisce il film, accompagnando il progressivo svanire dei ricordi e delle presenze. Con un movimento leggero, una danza esile, il film ci fa attraversare la tensione rarefatta verso un tempo altro, che sfocia in un sonno, un sogno, un ultimo passaggio.

Alla presenza della regista


18:45
66° FESTIVAL DEI POPOLI

Omaggio a Marie Losier

Selezione di cortometraggi di Marie Losier

INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (UNICO POMERIDIANO)

"ELECTRIC STORM" 100 YEARS OF THEREMIN di Marie Losier, Francia, 2020, 5' - v.o. sott.ita

Utilizzato nei brani rock più sulfurei, dai Led Zeppelin o da Jon Spencer Blues Explosion, così come in Pet Sounds dei Beach Boys, il theremin è strumento musicale al contempo fisico e mistico. Ideato nel 1920 da un geniale inventore sovietico, è l’approdo naturale per artisti in cerca di un suono inusuale e imprevedibile, prodotto dalle oscillazioni del corpo, anziché dal tocco del sintetizzatore. Inevitabile che attirasse l’attenzione di Marie Losier, che, per il centenario dalla nascita del theremin, realizza un breve cortometraggio ambientato al CERN di Ginevra e dallo stile inconfondibile. La cifra comica surreale e slapstick, ricorrente nel cinema di Marie Losier, è garantita dalla peculiarità dello strumento, sul quale la regista costruisce inquadrature da astronave kubrickiana, coerenti con lo spirito da retronuevo - futuro collocato in un passato remoto (e pertanto mai nato) - che unisce le bizzarrie di Leon Theremin e quelle di una regista francese trapiantata a New York, molto interessata al lato freak dell’umanità.

ALAN VEGA, JUST A MILLION DREAMS di Marie Losier, Francia, USA, 2013, 16' - v.o. sott.ita

Un quarto d’ora, o poco più, nella vita di Alan Vega è quanto basta a Marie Losier per trasmetterci il senso dell’alterità dell’artista. Irriducibile alla normalità, profondamente segnato da una vita condotta oltre il limite, l’ex voce dei Suicide è come se comunicasse da una località aliena posta sul lato oscuro della Luna, là dove Sun Ra, Captain Beefheart o altri dropout sono soliti cogliere l’ispirazione. Vega si esibisce insieme a moglie e figli, trascorre il Natale insieme a loro, tra un poster di Iggy Pop e una decorazione dell’albero a forma di Elvis. Lo straniamento di Vega in un contesto domestico ricorda quasi il reality The Osbournes, ma depauperato da tutta la componente televisiva mercenaria e sagace, e immerso tra le note immortali del primo e indimenticabile album dei Suicide che, a mezzo secolo dalla sua uscita, rimane dinamite per i benpensanti, oggetto alieno e iconoclasta. “Preferisci i Beatles o i Rolling Stones?”. La risposta di Vega potete immaginarla.

PEACHES GOES BANANAS di Marie Losier, Francia e Belgio, 2024, 73' - v.o. sott.ita

Chiunque abbia vissuto quella stagione speciale della scena canadese agli inizi del terzo millennio, ricorda L’impatto di Peaches sul mondo del pop-rock e dell’arte in generale; ma il taglio che Marie Losier sceglie per raccontare l’estrosa performer è insolito e inatteso, tanto da far dimenticare istantaneamente i molti documentari “classici” a lei dedicati. Tra un cambio di vestiti di scena e una telefonata al compagno, tra il tempo trascorso in compagnia della sorella disabile e i racconti dei e sui genitori, Peaches Goes Bananas rivela il lato intimo e personale di un’artista che ha sempre coperto ogni spazio con l’esuberanza trasgressiva delle sue esibizioni live. Scoprire la Peaches animatrice per bambini, o la sorella compassionevole, produce un’empatia nuova, rafforzata dalla riflessione sulla malinconia della vecchiaia, che rende goffo e inopportuno quel che era pericoloso e urticante. Ma Peaches non se ne dà per inteso, irriducibile alla normalizzazione.

Alla presenza della regista


21:00
66° FESTIVAL DEI POPOLI

Better Go Mad in the Wild

di Miro Remo, Rep. Ceca e Slovacchia, 2025, 83' - v.o. sott. ita

INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto

František e Ondřej, gemelli inseparabili, vivono lontani dalla civiltà, immersi nella natura. La loro routine quotidiana, permeata di pace e armonia con l’ambiente circostante, inizia a incrinarsi sotto la pressione delle differenze che ne contraddistinguono attitudini e personalità: il primo desidera ardentemente la libertà, il cambiamento, l’avventura; il secondo agogna la stabilità e si aggrappa alla sicurezza dell’immutabilità. Nei boschi della Šumava boema ha luogo un inusuale dramma di separazione e ricongiungimento. Il regista slovacco Miro Remo cattura l’indistricabilità di un legame fraterno che va ben oltre la specularità gemellare, facendo ricorso a un registro documentario che vira verso il realismo magico: il ritratto di due uomini che sembrano coesistere pacifici in una dimensione tanto sognante quanto straniante cela un senso di dissidenza profonda, radicato in un passato militante che ne ha modellato le esistenze anarchicamente libertarie.

Alla presenza del regista


15:00
66° FESTIVAL DEI POPOLI

Spring in Kangiqsualujjuaq

di Marie Zrenner, Germania e Canada, 2025, 80' - v.o. sott. ita

INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (UNICO POMERIDIANO)

Nel cuore dell’Artico canadese, dove il fiume George incontra la baia di Ungava, un piccolo villaggio Inuit resiste alle ferite lasciate da un colonialismo che ne ha profondamente compromesso l’identità. Tre personaggi femminili accompagnano lo spettatore nella scoperta di una cultura ancora intimamente legata ai ritmi della natura; alla caccia e alla pesca come pratiche rituali da tramandare di generazione in generazione; alla ricchezza di una lingua a rischio di estinzione. Alternando immagini di paesaggi mozzafiato a intensi primi piani delle protagoniste, Marie Zrenner dipinge la quotidianità fragile e tenace di un territorio remoto attraverso i gesti, le parole e i silenzi dei suoi abitanti. Un ritratto intimo e delicato che riflette sul valore della memoria, sull’importanza della tradizione e sul futuro di una comunità in lotta per la sopravvivenza.

Alla presenza della regista


17:00
66° FESTIVAL DEI POPOLI

White Lies

di Alba Zari, Italia e Belgio, 2025, 99' - v.o. ita

INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto (UNICO POMERIDIANO)

Il segreto delle origini di una ragazza venticinquenne, Alba/Dawn, è rinchiuso nella mente di una madre che non riesce a organizzare i propri ricordi e risolvere il rebus. La ragazza tenta di scavare in quel che resta di questa memoria frammentata per compiere un viaggio a ritroso, da Trieste a Bangkok, alla ricerca delle origini della sua famiglia, la nonna Rosa e la madre Ivana, così diverse tra loro, eppure unite da invisibili misteri. Man mano che approfondisce l’indagine autobiografica, Alba rivela gradualmente i contorni di un incubo angosciante, tra rivelazioni sorprendenti e verità indicibili, su una setta “mansoniana” - i Figli di Dio - che sfruttava la fede per circuire e sfruttare i suoi affiliati, in particolare le giovani donne. Al debutto nel lungometraggio, Alba Zari assembla un’opera audace, che elabora il dolore e si confronta con il rischio persistente di assimilare la tragedia, di normalizzarla, fino a non riuscire più a riconoscerla come tale.

Alla presenza della regista


19:00
66° FESTIVAL DEI POPOLI

Tavola rotonda Cinema del Reale – DOCUMENTARIO ITALIANO: VERSO LA FINZIONE

INGRESSO LIBERO

Modera: Alma Mileto con Alessandro Cassigoli, Casey Kaufmann, Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis


21:00
66° FESTIVAL DEI POPOLI

Post Truth

di Alkan Avcıoğlu, Turchia, 2025, 102' - v.o. sott. ita

INGRESSO: €8 intero / €6 ridotto

Film-pamphlet? Film-saggio? Esperimento visivo? Di fronte alle immagini di Post Truth lo spettatore rimane nell’indecisione. Una voce over ci introduce al rapporto con le immagini nell’epoca contemporanea. Un rapporto conflittuale e problematico, in cui sembra collassare definitivamente la fiducia che le immagini abbiano un rapporto con la realtà. Scorrono sullo schermo immagini create da IA generative; niente di ciò che vediamo è stato filmato con un dispositivo di ripresa. Cosa stiamo vedendo? Come è possibile fare cinema, il documentario in particolare, se nessuna immagine è correlata al reale? La presenza di immagini esplicitamente artificiali in questo film si rivela essere – è questo il paradosso - l’ultima, estrema, rivoluzione compiuta dal cinema documentario: la rivelazione del mondo come artificio, come messa in scena.


11:00
FRANCE ODEON 2025

Marcel et Monsieur Pagnol

di Sylvain Chomet – (Francia, 2025, ’90) v.o. sott. ita

INGRESSO: €8 interno / €7 ridotto

Sylvain Chomet, ha scelto di raccontare la storia di uno degli scrittori più amati di Francia, Marcel Pagnol. Nato nel 1895, nello stesso anno del cinematografo, l’autore di MariusFanny e César avrebbe compiuto quest’anno 130 anni. Chomet gli rende omaggio con un film destinato tanto agli adulti, che conoscono già le sue opere, quanto ai più piccoli, che attraverso Marcel et Monsieur Pagnol possono iniziare a scoprirlo e ad amarlo. Il racconto prende avvio dalla proposta che Hélène Lazareff, fondatrice del periodico Elle, rivolge a Pagnol: scrivere le proprie memorie. Così, ritrovando il bambino che è stato, il sessantenne Pagnol ci fa rivivere gli episodi più importanti della sua infanzia e della sua carriera di artista. Ancora una volta Chomet ci invita a immergerci nel suo inconfondibile universo visivo, che abbiamo imparato ad apprezzare con Les Triplettes de Belleville, arricchito qui dalla straordinaria colonna sonora composta da Stefano Bollani.


16:00
FRANCE ODEON 2025

L’inconnu de la Grande Arche

di Stéphane Demoustier – (Francia, 2025, ‘106) v.o. sott. ita e ing

INGRESSO: €8 interno / €7 ridotto

C’è un cubo laggiù che da qualche tempo si erge sulla linea dell’orizzonte della città tentacolare.
C’è un cubo laggiù dove l’occhio si perde nel vuoto e dove i capricci del cielo si riflettono sul bianco marmo. È l’Arco della Défense. Dell’architetto che lo ha ideato non si sa più delle lettere che compongono il suo nome: Otto Von Spreckelsen. Un forestiero dicono, un professore, un “inconnu”. Ed è così che il regista Stéphane Demoustier, sulla scia del libro di Laurence Cossé La Grande Arche, racconta della straordinaria impresa del danese che vinse il concorso internazionale, lanciato nel 1983 dal presidente Mitterrand, per la costruzione di un monumento simbolo del nuovo quartiere parigino dedicato all’economia.


18:45
FRANCE ODEON 2025

C’est quoi l’amour?

di Fabien Gorgeart – (Francia, 2025, ’98) v.o. sott. ita e ing

INGRESSO: €8 interno / €7 ridotto

Marguerite (Laure Calamy) si è risposata e vive serenamente con Sofiane (Lyes Salem) e la figlia avuta dal suo ex marito, Fred (Vincent Macaigne). Un giorno, Fred – con cui è rimasta in buoni rapporti – le chiede aiuto per ottenere l’annullamento religioso del loro matrimonio: la sua nuova compagna, la devota Chloé (Mélanie Thierry), nipote di un alto prelato, desidera sposarsi in chiesa a tutti i costi. Ha così inizio un iter tanto complesso quanto surreale davanti al tribunale ecclesiastico, nel corso del quale Marguerite, su consiglio dell’avvocato di Fred, è spinta a inventare e dichiarare all’“inquisitore” improbabili particolari sulla loro vita coniugale, pur di ottenere il sospirato annullamento.


21:15
FRANCE ODEON 2025

Nouvelle Vague

di Richard Linklater – (Francia, 2025, ‘106) v.o. sott. ita e ing

INGRESSO: €8 interno / €7 ridotto

Se quasi nessuno salvo Ettore Scola con il suo personale Che strano chiamarsi Federico, ha sentito la necessità di portare sul grande schermo la vita di Fellini, regolarmente invece Godard è celebrato all’estero e in patria. Eppure Fellini è stato altrettanto innovatore nel linguaggio cinematografico. Nel 2017 è stato Michel Hazanavicius con Le Redoutable giocando, ironizzando, decostruendo il linguaggio godardiano. Con Nouvelle Vague, Linklater, sceglie la via dell’omaggio puro e restituisce con cura e effetto la lavorazione di À bout de souffle, con cura e affetto realizzando una dichiarazione d’amore non solo a Godart ma all’intera stagione della Nouvelle Vague.


11:00
FRANCE ODEON 2025

Scritture – Le Mage du Kremlin: dal romanzo al film

INGRESSO: €8 interno / €7 ridotto

Incontro con Emmanuel Carrère e Olivier Assayas. Modera: Ritanna Armeni

Presentato alla 82esima mostra di Venezia Le Mage du Kremlin di Olivier Assayas è tratto dall’omonimo romanzo di Giuliano Da Empoli e sceneggiato dallo stesso regista insieme a Emmanuel Carrère.
Un incontro che ragiona su come tre diverse scritture possano trasformare l’idea in parola e immagine.


15:00
FRANCE ODEON 2025

Grand Ciel

di Akihiro Hata – (Francia, Lussenburgo, 2025, ’91) v.o. sott. ita

INGRESSO: €8 interno / €7 ridotto

4 morti, 3 feriti e un disperso, recita Il bollettino dell’enorme tragedia fiorentina consumatasi nel cantiere Esselunga, a febbraio 2024. Quanto vale una vita umana? Sembra chiederselo anche il regista Akihiro Hata, con questo primo film, ispirato al caso di un operaio francese trovato morto sul posto di lavoro. Entriamo così in una realtà per noi lontana, ma costantemente sotto i nostri occhi, una realtà davanti alla quale siamo passanti indifferenti: quella di un cantiere e delle anime che lo vivono. Dove i lavoratori sono numeri intercambiabili, la sicurezza conta poco o nulla e risparmiare sulla manodopera è la prima regola.


A seguire
FRANCE ODEON 2025

Cerimonia di chiusura

Cerimonia di chiusura Consegna dei premi Foglia d’Oro – Manetti Battiloro. Assegnati dalla giuria


18:00
FRANCE ODEON 2025

Le Mage du Kremlin

di Olivier Assayas – (Francia, 2025, ‘156) v.o. sott. ita

INGRESSO: €8 interno / €7 ridotto

C’è anche un po’ di Firenze ne Le Mage du Kremlin, non solo perché la radiografia del potere e delle sue trame, nella Russia di Eltsin e del nascente Putin, rimanda inevitabilmente a Machiavelli, ma anche per la genesi stessa della storia: il film nasce infatti dal romanzo omonimo di Giuliano da Empoli, già assessore alla cultura a Palazzo Vecchio, scritto in francese e divenuto un sorprendente bestseller della narrativa d’oltralpe nel 2022. L’intreccio storico e politico non poteva sfuggire a Olivier Assayas, che aveva già esplorato le degenerazioni della lotta di potere in Demonlover. Per affrontare la complessità del tema, l’ambientazione e il periodo storico, nella scrittura della sceneggiatura Assayas si è avvalso della collaborazione di un grande della letteratura contemporanea, Emmanuel Carrère.


21:00
FRANCE ODEON 2025

On ira

di Enya Baroux – (Francia, 2025, ’97) v.o. sott. ita

INGRESSO: €8 interno / €7 ridotto

Marie (Hélène Vincent) ha ottant’anni e ha deciso di farla finita. Vorrebbe solo trascorrere, in totale spensieratezza, gli ultimi giorni di vita assieme alla sua famiglia. Se solo la famiglia lo sapesse. Ma, inibita dalla possibilità di un rifiuto, allestisce tutto un teatrino di menzogne tale per cui il figlio Bruno e la nipotina Anna, inconsapevoli di tutto, accetteranno di partire per la Svizzera con lei e un improbabile operatore sanitario (Pierre Lottin) con la sindrome dell’impostore. Ognuno all’inseguimento del proprio tornaconto personale e ignari che questi istanti, fatti di incomprensioni, ritrovamenti, abbracci e caldi sorrisi, saranno gli ultimi in compagnia di Marie.